Aspettando il cambio di strategia
Intervista a Massimiliano Castagna, Presidente dell’ordine di Ascoli Piceno.
“Basta inseguire le istituzioni che non ci degnano di attenzione. Il futuro è il mercato. Improntiamo una politica di categoria più orientata al cliente. Siamo tecnici, non politici”
Assemblea dei Presidenti. Cosa è emerso dal confronto della settimana scorsa? Quale sintesi ha portato a casa?
Come al solito quando si va a Roma difficilmente si porta a casa qualcosa, molte chiacchiere ma all’indomani pochi fatti. Durante l’assemblea della settimana scorsa c’è stata una dichiarazione di unità di intenti, molto bene. Ma anche un altro dato è stato accertato: la politica del Consiglio Nazionale è sbagliata. Lo dimostrano i non risultati ottenuti. Bisogna, dunque, interrogarsi su cosa fare. È necessaria una strategia più orientata al mercato e meno alle istituzioni. Chiedersi cosa si può offrire al cliente. Finora non abbiamo portato a casa nulla, se non una mediazione svuotata dagli originari contenuti e la cessione delle quote che non cambiano la vita a nessun commercialista
Di cosa ha bisogno un ordine come quello di Ascoli Piceno in un momento come questo?
Prima di tutto il Consiglio deve erogare servizi reali in corrispondenza dei 180 euro che l’iscritto versa. Così sarà più invogliato a partecipare alla vita ordinistica che sarà per lui un aiuto allo svolgimento dell’attività e non un adempimento burocratico. Giusto per fare un esempio, sarebbe il caso di avere un istituto di ricerca che sia davvero tale.
Liberalizzazione, giusta o sbagliata? Come ammodernare la Categoria?
Io mi chiedo cosa ci sia ancora da liberalizzare. È già tutto liberalizzato, comprese le procedure concorsuali. Non c’è nulla di cui parlare, il Governo confonde le professioni, confonde la liberalizzazione con la competitività. A mio avviso, siamo difronte ad un falso problema. Non bisogna parlare di liberalizzazione ma di offerta. Un’offerta che metta al primo posto la qualità della prestazione. Io dico: anticipiamo noi commercialisti la competitività!
Giudici tributari un’altra sconfitta o si può ancora recuperare terreno?
Ritengo che la questione sia sul come ci si pone. Il problema sulle incompatibilità esiste, così come esiste un problema di competenza di chi giudica. Le commissioni devono essere fatte da professionisti perché la giustizia tributaria riguarda tecnicismi e richiede una preparazione davvero specifica. Ma sappiamo anche che, soprattutto nelle realtà più piccole, svolgere la professione e far parte della commissione tributaria non facilità l’imparzialità della decisione. Sì ai commercialisti in commissione, ma questi devono scegliere tra l’iscrizione all’ordine e la giustizia tributaria. L’argomento è serio.
Revisione legale, tante proteste per nulla? E’ nata una nuova professione?
Questa è l’Italia: la revisione legale funzionava alla meraviglia ed è stata cambiata. Di fatto si profila una nuova professione. Diciamo pure che la querelle tra Consiglio Nazionale e Ministero non ci ha aiutati… il problema è sempre lo stesso: manca politica strategica all’Italia come Paese e a noi come Categoria. Il consiglio dovrebbe prendere atto degli errori fatti finora e cambiare strategia.
E’ rimasto un po’ di ottimismo almeno per la riforma fiscale?
Anche per la riforma fiscale la partita era iniziata molto molto male. Basti pensare che la Categoria non era stata invitata a sedersi al tavolo. Eravamo stati esclusi dal dialogo con le istituzioni. Per fortuna, successivamente siamo stati riammessi. Noi non siamo politici, siamo dei tecnici. Soprattutto in questo contesto. Proprio per questo dovremmo partecipare alla discussione sulla riforma fiscale, noi dovremmo controllare i tecnicismi, verificare la fattibilità delle proposte. Sono ottimista solo perché la riforma fiscale è legata alle sorti del Governo. Per l’esecutivo è diventata il primo punto all’ordine del giorno, quindi sono certo si farà. Spero bene.
Autore: Emma Mariani
(Su cortesia di Fiscal Focus)
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