Non c’è pace per il 25 aprile. La politica si divide su argomenti vecchi ma non da risposte per il futuro
Il 25 aprile è ancora la data della discordia. Non c’è pace per questa ricorrenza, infatti qualcuno continua ad utilizzare questa data per dividere gli italiani. Forse non ci siamo accorti, ma siamo arrivati al capolinea! Leggiamo questi giorni addolorati ancora i dati dei morti sulla pandemia. Il documento del Consiglio europeo è stato approvato con la messa a disposizione di risorse finanziarie imponenti e con l’unico obiettivo di contrastare la crisi più grave del secolo. Il governo ha predisposto il Def che prevede una drastica riduzione del Pil nazionale ed un consequenziale incremento del debito nei prossimi anni.
Tutte queste situazioni denotano le gravi difficoltà economiche e sociali che stanno cambiando il mondo, la difficoltà all’adattamento del nostro Paese alla condizione attuale e alla sua immediata risoluzione. Sono i problemi dell’Italia, del mondo di oggi e soprattutto del domani. Cosa potremo fare nel futuro, quale sarà la nostra vita e soprattutto quella dei figli. Potremo godere ancora di questo benessere? Potremo mantenere il posto di lavoro o avere un’occupazione?
La politica, invece di dare delle risposte alla soluzione dei problemi del Paese, continua a dividersi su argomenti vecchi e che possono interessare più supporter di una squadra sportiva piutosto che creare un progetto politico rivolto al governo di una nazione. Purtroppo chi non ha da proporre altro, rispetto alle soluzioni individuate dall’esecutivo di turno, deve tirare in ballo la vecchia ideologia politica.
Nel nostro Paese ci sono sempre state le contrapposizioni; sembra che senza di esse non riusciremo a vivere. Nella nostra storia ricordiamo i guelfi e i ghibellini, la destra e la sinistra del periodo monarchico, gli interventisti e non interventisti, i fascisti ed antifascisti, i monarchici e i repubblicani, i comunisti ed i democristiani, i berlusconiani e gli antiberlusconiani ed altre contrapposizioni dei nostri giorni, tipo tra chi è favorevole al Mes e chi no (falso problema!) o chi vuole una riapertura rapida delle attività produttive o no.
Tutto questo serve? Il nostro Paese è sicuramente il più bello del mondo, ma gli italiani sono sempre pronti a dividersi su qualunque questione, compresa quella del calcio. La sfida che la nostra Nazione dovrà portare avanti sarà difficile e dura e le contrapposizioni, create spesso a hoc per esclusive motivazioni elettorali, produrranno ulteriori lacerazioni nel già precario tessuto sociale italiano.
La responsabilità di chi governa e di chi è all’opposizione è oggi invece di creare un fronte comune per combattere il nemico del futuro che ha mille sfaccettature, ma un unico alleato che si chiama il senso di appartenenza ad una comunità.
La maggioranza di governo e l’opposizione, oggi più che mai, devono produrre alternative credibili per migliorare il benessere del cittadino, non continuare ad evidenziare le solite contrapposizioni stantie, che sfociano nella continua demonizzazione dell’avversario. Devono vincere le idee per migliorare la vita dei cittaddini, non servono le ipocrisie create per solo scopo elettorale e per soprattutto la ricerca di un seggio retribuito.